Gli Shardana

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Gli Shardana (chiamati anche Sherden) erano una delle popolazioni , citate dalle fonti egizie del II millennio a.C. , facenti parte della coalizione dei popoli del mare.

Origine
Le varie ipotesi sull'origine degli Shardana divulgate negli ultimi decenni sono incentrate soprattutto (ma non esclusivamente) sulla Sardegna.
L'archeologo Giovanni Ugas , in base ai dati archeologici e alle fonti antiche , identifica gli Shardana con le popolazioni sardo-nuragiche [1] (in particolare gli Iolei) . Ugas diresse gli scavi della Tomba dei guerrieri di Decimoputzu (CA) dove furono rinvenute circa diciannove pugnali e spade in rame arsenicato , risalenti al 1600 a.C. circa , identiche a quelle raffigurate negli affreschi egizi.
Recentemente (2010) il prof. Paolo Bernardini ha ipotizzato che gli Shardana , provenienti da oriente , si insediarono in Sardegna nel XIII secolo a.C. sovrapponendosi alle popolazioni nuragiche [2]. Una teoria simile venne proposta da Margaret Guido negli anni '60 [3] , da Nancy Sandars negli anni '70 [4] . Tuttavia Massimo Pallottino (più propenso ad un'identificazione Nuragici-Shardana) a proposito della tesi che supponeva una invasione dell'isola nella tarda età del bronzo da parte di popolazioni orientali , decenni prima scrisse :
« Benché tale ipotesi sia stata più volte affaciata , mancano assolutamente le prove . Il quadro delle conoscenze attuali ci orienterebbe anzi ad escluderla in maniera piuttosto recisa »

(La Sardegna Nuragica, Massimo Pallotino - a cura di Giovanni Lilliu, pag 119. Ilisso edizioni, 1950)

Il ricercatore Leonardo Melis ha teorizzato che gli Shardana fossero una popolazione mesopotamica [5] , proveniente da Ur , che si insediò in Sardegna nel III millennio a.C. . Secondo Melis lo "ziggurat" di Monte d'Accoddi (SS) sarebbe una prova della presenza Shardana-mesopotamica nell'isola.
Un'altra ipotesi che lega gli Shardana e la Sardegna è quella proposta da Alberto Areddu che descrive gli Shardana come una popolazione di navigatori sardo-illirica [6]. Altri elementi che vengono citati dai vari autori a favore dell'ipotesi sarda sono : la provenienza isolana degli Shardana , descritti come "il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde" , la famosa iscrizione in lingua fenicia "SHRDN" incisa nella stele di Nora e il rinvenimento di reperti nuragici quali ceramiche , utensili e lingotti nell'Egeo. La navigazione dei Sardi verso quell'area del mediterraneo è testimoniata inoltre dal mito di Talos , l'automa costruito da Efesto , che impediva agli stranieri (e in particolare ai Sardi) di raggiungere Creta [7].
Altri studiosi considerano gli Shardana come una popolazione anatolica originaria della città di Sardi.

Menzione degli Shardana 
La più antica menzione del popolo chiamato Srdn-w, più comunemente detto Shardana o Sherden, si trova nelle lettere di Amarna, corrispondenze fra Rib-Hadda di Biblo e il faraoneAkhenaton, databili al 1350 a.C. circa. In questo periodo appaiono già come pirati e mercenari, pronti ad offrire i loro servizi ai signori locali.Ramses II (regno 1279-1213 a.C.) sconfisse gli Shardana nel suo secondo anno di regno (1278 a.C.), quando tentarono di saccheggiare le coste egiziane assieme ai Lukka (L'kkw, forse identificabili in seguito con i Lici) e i Shekelesh (Šqrsšw), in una battaglia navale lungo le coste del Mediterraneo. Il faraone successivamente incorporò molti di questi guerrieri nella sua guardia personale[8].
Un'iscrizione di Ramses II incisa in una stele ritrovata a Tanis, descrive le loro incursioni e il pericolo costante che la loro presenza portava alle coste egiziane:
« "I ribelli Shardana che nessuno ha mai saputo come combattere, arrivarono dal centro del mare navigando arditamente con le loro navi da guerra, nessuno è mai riuscito a resistergli"[9] »
Gli Shardana sono poi citati nell'iscrizione di Kadesh, dove è riportato che 520 Shardana fecero parte della guardia personale del faraone nella battaglia di Kadesh fra Egizi ed Ittiti[10]. Gli Shardana facenti parte della guardia reale sono rappresentati con il tipico elmo cornuto sul quale è presente nel mezzo una sorta di sfera o palla, lo scudo è tondo mentre le spade in dotazione sono le spade tipo Naue II[11].
Anni dopo una seconda ondata di popoli del mare, e tra essi anche gli Shardana, venne respinta dal figlio di Ramses II, Merenptah. In seguito Ramses III venne impegnato in un'importante battaglia con gli stessi il cui resoconto è raffigurato presso il tempio di Medinet Habu a Tebe. Gli Shardana sconfitti vennero quindi catturati e arruolati nell'esercito del faraone:
« "I Shardana e i Wešeš del mare fu come se non esistessero, catturati tutti insieme e condotti prigionieri in Egitto, come la sabbia della spiaggia. Io li ho insediati in fortezze, legati al mio nome. Le loro classi militari erano numerose come centinaia di migliaia. Io ho assegnato a tutti loro razioni con vestiario e provvigioni dai magazzini e dai granai per ogni anno". dal Papiro Harris »


I POPOLI DEL MARE
è l'espressione usata comunemente dagli archeologi per identificare una sorta di confederazione di predoni marittimi che navigavano e compivano incursioni nel Mediterraneo orientale e che tentarono di penetrare in Egitto alla fine della XIX dinastia e nell'ottavo di regno del faraone Ramesse III, della XX dinastia. nella Grande iscrizione di Karnak il faraone egizio Merenptah si riferisce a loro con l'espressione "forestieri del mare" (Egiziano n3 ḫ3t.w n p3 ym). Essi invasero anche Cipro, l'Impero Ittita e le coste della Siro-fenicia.


I documenti antichi
La prima menzione di queste genti compare nell'obelisco di Biblo databile dal 2000 al 1700 a.C. dove viene nominato Kwkwn figlio di Rwqq , transliterato Kukunnis figlio di Lukka . Secoli dopo i Lukka , gli Shardana e i Danuna vengono citati nelle lettere di Amarna risalenti al XIV secolo a.C. . Successivamente i popoli del mare compaiono in un'iscrizione di Merenptah (del 1225 a.C. o 1208 a.C.) che ricorda la sua vittoria su una prima ondata di invasione, nella quale avrebbe ucciso 6.000 nemici e fatto 9.000 prigionieri. L'attacco venne condotto da un'alleanza composta da tre tribù dei Libi (LibuKehek e Mushuash) e dai "popoli del mare" , costituiti da cinque gruppi (Eqweš o Akawaša,Tereš o TuršaLukkaŠardana o Šerden e Šekleš) .
In una iscrizione del tempio funerario di Ramesse III a Medinet Habu (Tebe) questi racconta di aver dovuto fronteggiare, circa venti anni più tardi, una seconda invasione degli Haunebu, che sconfisse in una battaglia navale dopo che questi avevano distrutto diverse città degli Ittiti e dei Mitanni. I popoli del mare si erano alleati questa volta con i Filistei ed erano costituiti da PelesetZeker o TjekerŠekelešDanuna o DenyenŠerden e Wešeš.
In questa iscrizione i nomi geroglifici dei Peleset e degli Zeker si accompagnano ad un determinativo che indica una popolazione (un uomo e una donna), piuttosto che ad uno militare e sembrerebbero dunque indicare un esercito accompagnato dalle proprie famiglie e dai propri beni. Sui rilievi del tempio sono rappresentate queste popolazioni: viaggiano su carri a ruote piene trainati da buoi o su battelli decorati da teste di uccelli o d'animale alle estremità e i soldati portano elmi con alte piume o con corna.
Alcuni dei popoli citati compaiono in altri casi anche singolarmente , come i Denyen, citati durante il regno di Amenhotep III, e i Šardana che risultano tra i mercenari di Ramesse II , catturati in una incursione in Libia e arruolati insieme ai suoi carri nella battaglia di Qadesh (il faraone trionfante Kenneth a.Kitchen)
I "Popoli del mare" compaiono nuovamente in un'altra serie di documenti di datazione incerta, forse agli inizi del XII secolo a.C. Il re ittita Suppiluliuma II inviò infatti una lettera all'ultimo re di Ugarit, Hammurapi (1191-1182 a.C.), mettendolo in guardia dai "Shikalayu che vivono su barche", forse identificabili con i Šekleš della prima lista. Poco dopo i documenti ittiti menzionano la caduta di Ugarit, che non sarebbe più stata ricostruita.

Contesto storico
Il periodo in cui si collocano gli avvenimenti citati nei documenti, alla fine dell'età del bronzo, era un momento di grande crisi per il mondo mediterraneo, che vide l'"invasione dorica", il crollo dei regni micenei e quello dell'impero ittita e di altri antichi stati orientali: la brusca fine di queste civiltà indusse a ritenere che fosse stata l'invasione dei "Popoli del mare" a provocarne la fine, ma il loro ruolo fu probabilmente solo quello di scatenare quella che era già una crisi interna sociale e politica di questi antichi regni. Inoltre molte città, in realtà, sopravvissero indenni, come Karkhemish, Biblo e Sidone.



Fonte wikipedia



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